Aspetti medici – colpo di calore/sole

Record meteorologici della Dancalia: La Dancalia è una regione tra le più estreme al mondo, dove le temperature raggiungono livelli record e le medie termiche sono considerate le più alte al mondo.  Questa regione dove normalmente si misurano temperature elevatissime – anche oltre i 50°C – ha un clima torrido ed è quindi estremamente arida.

Luogo più umido sulla Terra: Assab, Eritrea . Al pomeriggio la temperatura di rugiada è in media superiore ai 29°C.

La massima temperatura media annua: Dallòl, Etiopia: dal 1960 al 1966 è stata 34.4°C. Nelle nostre zone la temperatura media annua è di circa 13°.

Il “Sole” in Dancalia

 

Il colpo di calore (ipertermia):

L’organismo umano, tra le varie e fondamentali funzioni, ha quella di attuarsi progressivamente per adattare il corpo alle condizioni climatiche esterne. Quando la persona è esposta a temperature repentine o diverse rispetto a quelle che rendono normalmente adattabile la vita umana, il suo organismo si attiva e attua dei sistemi fisico/chimici affinché possa adeguarsi all’esterno. Le condizioni climatiche utili e necessarie, dipendono dalla temperatura, dalla ventilazione, dall’umidità, dalla luce naturale, dal rumore. Questi parametri, in talune circostanze possono essere più o meno sfalsati tra loro, e tali da rendere necessario al corpo umano di adattarsi con meccanismi di difesa/compensatori.

   

L’ipertermia o colpo di calore è quindi un forte aumento della temperatura corporea. È una condizione del corpo che può verificarsi per causa di particolari condizioni climatiche tipiche dell’estate, ovvero alta temperatura dell’aria, alta umidità e prolungata esposizione al sole. È diversa dalla febbre, perché la febbre è una risposta dell’organismo a uno stato di infezione e insorge a prescindere dalla temperatura esterna, su comando della regione pre-ottica dell’ipotalamo anteriore; l’ipertermia invece insorge senza questo comando, indotta solo dalla temperatura esterna. Quando una persona si trova in una zona in cui la temperatura è molto alta, il suo organismo si adatta normalmente a tale temperatura: cerca da subito di rinfrescarsi esteriormente ed interiormente provocando la sudorazione, meccanismo autonomo che serve a rilasciare il calore interno se eccessivo, a lubrificare la pelle, a permettere le normali reazioni biologiche necessarie alla vita. Se però la temperatura ambientale oltre a essere alta, è anche troppo umida, oltre che prolungata nel tempo, ecco che la sola sudorazione può non riuscire a permettere lo scambio di calore, provocando reazioni dell’organismo che talvolta se troppo prolungate nel tempo, sono anche serie e pericolose (zone in cui il tasso di calore e umidità è altissimo, mentre la ventilazione è bassa o inesistente). E non necessariamente significa che l’organismo è esposto direttamente al sole, può anche accadere stando all’ombra. Per i motivi sopra esposti, è necessario provvedere artificiosamente a creare benessere all’organismo.

Progressione termica

Il primo stadio dell’ipertermia è lo stress da calore o esaurimento da calore: è caratterizzato da confusione, crampi muscolari e spesso nausea o vomito. A questo stadio iniziale la vittima suda copiosamente, per dissipare il calore corporeo in eccesso; se l’esposizione al calore prosegue, condizione a volte favorita dallo stato di confusione, la temperatura corporea raggiunge l’intervallo dei 39-40 °C (103-104 °F) e si ha il colpo di calore vero e proprio, cioè l’ipertermia conclamata. Una temperatura corporea sopra i 40 °C (104 °F) mette a rischio la vita della vittima. A 41 °C (106 °F) il cervello inizia a subire danni, e inizia il processo di morte cerebrale. A 45 °C (113 °F) la morte è quasi certa. Temperature interne oltre i 50 °C (122 °F) causano rigidità muscolare e morte immediata.

I sintomi:

  • La persona colpita da colpo di calore, è debole, irritabile, stordito;
  • da un primo momento aveva una sudorazione anche molto marcata, poi cessa di sudare e la pelle inizia a divenire calda e secca;
  • l’infortunato ha nausea, talvolta anche vomito;
  • spesso avverte ronzii alle orecchie;
  • in poco tempo, la temperatura corporea arriva e supera pericolosamente i 38° centigradi;
  • la persona potrà anche avere respiro accelerato;
  • la pelle può apparire calda al tatto;
  • l’infortunato potrà presentarsi col viso bluastro, la pressione sanguigna inizia a scendere fino a provocare uno svenimento;
  • è possibile che le pupille siano dilatate;
  • perdita stato di coscienza.

 N.B. Il colpo di calore viene comunemente chiamato anche colpo di sole. La differenza sostanziale tra le due condizioni patologiche, alla stessa alta temperatura esterna, è data dal tasso di umidità dell’ambiente. Infatti mentre alle alte temperature si può avere un colpo di calore provocato da un umidità troppo elevata, in caso di umidità bassa allora si può avere il colpo di sole. In questo caso con il clima è troppo caldo ma secco, l’organismo umano non riesce con i suoi normali meccanismi di equilibrio, a compensare i parametri esterni.

Primo soccorso

Il primo soccorso in casi di ipertermia deve tendere a mantenere le funzioni vitali dell’infortunato, portandolo in un ambiente arieggiato ma senza provocare un raffreddamento repentino. Il colpo di calore è una condizione di emergenza che richiede l’intervento del pronto soccorso ospedaliero. Se questo non è possibile, la temperatura della vittima deve essere abbassata immediatamente. È necessario portarlo al fresco e al chiuso, o almeno all’ombra, e rimuovere i vestiti per permettere il raffreddamento passivo della pelle. Si possono usare metodi di raffreddamento attivi: una veste da ipertermia, o avvolgere la vittima in un asciugamano bagnato in acqua fredda. Impacchi freddi alla testa, alla nuca, sul torso a all’inguine aiuteranno ulteriormente il raffreddamento. Il ghiaccio o l’acqua gelida potrebbero assorbire troppo calore e innescare un principio di ipotermia, quindi vanno usati solo in ospedale o se è possibile controllare costantemente la temperatura della vittima.

   

L’immersione in una vasca di acqua fredda è un sistema comune di raffreddamento, se la vittima è ancora cosciente, ma richiede un controllo costante delle condizioni corporee. Molto importante è anche reidratare l’organismo, fornendo acqua da bere o bibite isotoniche commerciali; va evitata invece la somministrazione di alcool o caffeina, per il loro effetto diuretico. Se la vittima è incosciente, confusa o comunque incapace di bere normalmente è necessario somministrare liquidi per fleboclisi, che in genere vengono raffreddati prima della somministrazione. Spesso viene utilizzata l’ipotermia terapeutica per contrastare situazioni da ipertermia. Vanno evitati anche massaggi o frizioni con alcool, sempre per via della disidratazione che inducono. È necessario controllare la frequenza cardiaca e respiratoria, e praticare la rianimazione cardiopolmonare in caso di arresto cardiaco, come in qualsiasi altra situazione di emergenza. Il rischio di shock ipovolemico, dovuto ad una perdita eccessiva di sali, rende indispensabile la richiesta di soccorso medico qualificato e l’ospedalizzazione. Se l’infortunato è cosciente, può essere somministrata dell’acqua, se possibile con integratori salini. Assolutamente da evitare alcoolici e caffè, per le loro proprietà vasodilatatorie. Nell’attesa del soccorso, in caso insorgano i sintomi dello shock, l’infortunato può essere messo in posizione antishock, con gli arti inferiori sollevati.


Prevenzione

I colpi di calore si possono evitare seguendo alcune precauzioni dettate dal buonsenso per evitare il surriscaldamento e la disidratazione. Portare vestiti leggeri e ampi per facilitare la traspirazione, mettere cappelli di colori chiari e a tesa larga per tenere fresca la testa, evitare di fare lavori pesanti o esercizi fisici durante le ore più calde. Chi lavora all’aperto deve ricordare che la forte umidità e la luce diretta del sole possono portare a una temperatura percepita di circa 10 °C superiore a quella indicata dal termometro. Altrettanto importante è tenere l’organismo bene idratato, bevendo molto per reintegrare i liquidi persi con la traspirazione. Non ci sono sintomi fisici particolari che indichino uno stato di disidratazione: la sensazione di sete non è un indicatore affidabile, soprattutto nelle persone anziane. Un test molto attendibile dello stato di idratazione dell’organismo è il colore delle urine: più è scuro, più il corpo ha bisogno di liquidi. Tè e birra hanno un effetto diuretico, ma apporteranno più liquidi di quanti ne facciano perdere: il caffè espresso, il vino e i superalcolici invece no, e per questo vanno evitati. Comunque l’acqua pura e semplice resta di gran lunga la scelta migliore.

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