FALSITÀ SU CARLO PIAGGIA

Dopo anni di approfonditi studi, conclusasi  a maggio 2017 con la imponente pubblicazione monografica dell’opera dal titolo “Carlo Piaggia e le sue esplorazioni africane (1851-1882)”  e altri volumi riassuntivi, emerge in tutta la sua grandiosità la figura dell’esploratore: limpida, pulita, pura.

Léopold Sédar Senghor, poeta, grande statista africano, primo Presidente del Senegal argomentando sul colonialismo nel 1986 affermava 

<< Si creano le basi di uno sfruttamento spietato. Come splende allora ai nostri occhi la figura luminosa di Carlo Piaggia… >>

Purtroppo, nel recente passato, come ancora oggi, per ignoranza o per motivi puramente ideologici, Piaggia in qualche occasione  è stato  calunniato con accuse infamanti e associato ad un passato coloniale scomodo di cui bisogna vergognarsi. Ad onor del vero occorre dire che queste occasioni sono state veramente poche ma significative che illustrerò qui di seguito.

CASO 1:

<< Piaggia spia degli egiziani ..>>

A pagina 56 della guida sull’Eritrea della CLUP edita nel 1996 troviamo scritto: << Il veneziano Giovanni Miani e il lucchese Carlo Piaggia già da anni viaggiavano, solitari esploratori, lungo il corso del Nilo. Piaggia, nel 1872, accettò perfino di diventare una spia degli egiziani in Eritrea. Fu il primo europeo a circumnavigare il lago Tana >>.

A riguardo è bene precisare che:

nei 50 anni di ricerche sull’esploratore italiano effettuati dall’Istituto Storico Lucchese e nei successivi 10 anni di approfonditi ricerche dedicati al Progetto “Carlo Piaggia”  sono stati attentamente visionati e studiati tutti i documenti lui riguardanti (sia quelli autografi che quelli scritti da altri, memorie, lettere , corrispondenze relazioni, etc..) non è mai emerso alcunché riguardante queste accuse.

Piaggia fu profondamente anti-colonialista e contrario allo schiavismo e alla missione civilizzatrice nei confronti degli africani. Dopo essere rientrato dal suo celebre secondo viaggio nella terra degli Niam Niam (Azande) e dopo aver soggiornato in Italia di 4 anni (1866-71), su sollecitazione del marchese Giacomo Doria, giunse a Massaua (Eritrea) il 2 marzo 1871 per raggiungere ed unirsi alla spedizione scientifica del  suo amico marchese Orazio Antinori. Antinori, celebre naturalista, si trovava nella regione dei Bogos in compagnia del geologo genovese Arturo Issel e del famoso botanico fiorentino Odoardo Beccari. La spedizione lavorò duramente alla raccolta di collezioni naturalistiche oggi presenti in vari musei italiani.

Nell’aprile del maggio 1873 lo svizzero Werner Munzinger, governatore egiziano di Massua, lo incaricò di compiere una escursione sull’altopiano di Asmara nella zona di Sagaeniti per cercare località dove vi fosse presenza di rame. Questo compito non fu niente affatto segreto dato che Massaua era saldamente in mano agli egiziani fin dall’anno precedente anno in cui l’Impero turco cedette il controllo della costa eritrea all’Egitto, che la fece prontamente occupare, la città era a capo di un piccolo principato autonomo.

Quindi nessuna missione segreta, nessun compito di fare la spia per gli egiziani. Si trattò di un incarico per un sopralluogo di carattere minerario.

Le conclusioni eccessive dell’autore della guida non sono supportate da nessuna prova documentale e probabilmente risentono della impostazione ideologica della stessa volta a condannare in toto tutta l’azione coloniale senza alcun distinguo…<…il fascismo e il colonialismo che ci hanno indotto a combattere guerre feroci nel Corno d’Africa. Non dimentichiamocelo…>> .

Insomma “si è fatto di tutta un erba un fascio”… e in quel fascio d’erba il Piaggia proprio non deve starci. Sulla guida avrei preferito sulla trovare scritto i meriti esplorativi e umani di Piaggia invece che queste frasi accusatorie completamente false.

Scripta manent .. e purtroppo il lettore di questa “guida Eritrea”, poco attento e così mal informato sulla verità dei fatti  storici, penserà che Carlo Piaggia sia stato una spia degli egiziani.

————————————————————————–

CASO 2:

<< passato scomodo.. eredità difficile.. ..>>

Il 10 e 13 luglio 2023, sui quotidiani toscani “La Nazione” e “Il Tirreno” uscirono tre articoli a firma di Linda Bertelli e  Francesca Leonardi che attaccavano la figura del Piaggia associandolo a “passato scomodo”, “realizzazioni del fascismo” e una “eredità difficile” di alcune opere dedicate a personaggi lucchesi. Questi articoli descrivevano una iniziativa organizzata dall’unità di ricerca Lynx della Scuola IMT (istituzioni, mercati, tecnologie) Alti Studi, con sede a Lucca, coordinata dalla professoressa Linda Bertelli, volta ad realizzare un trekking urbano alla scoperta di alcuni lasciti del passato, in particolare sulle opere di una “patrimonio difficile” riconducibile ad un passato scomodo, imbarazzante, traumatico ed anche di atrocità commesse.

L’iniziativa è stata organizzata in collaborazione con l’Associazione Resistenze in Cirenaica  dove sulla prima pagina del sito appare in grande la scritta “ Storie di resistenza al colonialismo italiano e al nazifascismo“.

(10 luglio 2023 “La Nazione” – L.C.)

 

(13 luglio 2023 “La Nazione” – Francesca Leonardi)

 

(13 luglio 2023 “Il Tirreno” – Linda Bertelli)

————————————————-

Ecco all’interno di questo percorso (si fa riferimento esplicito negli articoli del 13 luglio) è stata inserita anche la targa commemorativa (in realtà mezzo busto con targa) presente sotto i loggiati del Palazzo Pretorio in Piazza San Michele a Lucca. In seguito alla morte di Piaggia, avvenuta in Sudan nel 1882, i lucchesi intesero onorarlo e con una sottoscrizione pubblica e fecero realizzare dallo scultore Augusto Passaglia un busto con lapide inaugurando il monumento il 20 settembre 1896, praticamente un quarto di secolo prima dell’avvento del fascismo in Italia.

                                          

La scelta di inserire anche questo monumento in un percorso del genere fu infelice, ingiustificata e sbagliata. Appare chiaro l’approccio ideologico e poco storico che caratterizza l’iniziativa anche per la collaborazione con l’Associazione Resistenze in Cirenaica che dichiaratamente si occupa  Storie di resistenza al colonialismo italiano e al nazifascismo“.  In questo caso la storia è stata forzata e plagiata con la sola finalità di perseguire il proprio compito sopra enunciato infischiandosene se nel mucchio finiva anche una figura pura come quella di Piaggia, bel lontano dal sentimento del  “colonialismo” e tanto meno dal “fascismo” che si sarebbe affermato solo molti decenni dopo la sua morte.

L’uscita di questi articoli suscitò molta sorpresa e indignazione negli studiosi del Piaggia. Tra questi, Luca Lupi, negli ultimi anni a capo del gruppo di ricerche biografiche sull’esploratore toscano e responsabile del Progetto “Carlo Piaggia” decise di scrivere un articolo ai vari quotidiani per smentire queste indegne affermazioni.

Con una email del 13 luglio stesso (ore 17.17) intestata ai direttori dei giornali sopracitati e anche ad due altri giornali online del territorio fece una richiesta di pubblicare integralmente o parzialmente un articolo per confutare le affermazioni fatte a riguardo dell’onorabilità del Piaggia.

Riportiamo qui di seguito integralmente la email di richiesta con il testo integrale:

Egregi direttori de

La Nazione,

Il Tirreno,
La Gazzetta di Lucca,
Lucca in Diretta,

e pc

Luca Menesini, sindaco di Capannori e presidente Provincia di Lucca
Giorgio Tori, vicepresidente Istituto Storico Lucchese
Roberto Giovannini, videomaker e documentarista di Carlo Piaggia
Michele Quirici, Tagete edizioni di Pontedera
 

In seguito ad alcuni articoli letti sui vostri quotidiani usciti dal 10 al 13 luglio a firma di Linda Bertelli e di Francesca Leonardi, o ripresi dai loro comunicati,  riguardanti un “passato scomodo”, “realizzazioni del fascismo” e una “eredità difficile” di alcune opere dedicate a personaggi lucchesi, vi scrivo questa lettera aperta con alcune considerazioni che spero vogliate pubblicare integralmente.

Ritengo che l’inserimento di Carlo Piaggia, da parte dalle autrici, tra l’elenco dei personaggi considerati “negativi” sia altamente diffamatorio e storicamente completamente sbagliato. Quindi, per dare a Cesare quel che è di Cesare.. vi prego di pubblicare integralmente le mie considerazioni ma riguardo al fine di ristabilire la verità storica su un personaggio del quale Lucca e i Lucchesi non possono che esserne orgogliosi.

Se, per mancanza di spazio, non possiate pubblicarlo integralmente vi invierò una versione più sintetica fermo restando che invece sui social network la riporterò in toto facendo riferimento ai vostri articoli.

In attesa di un Vs riscontro porgo Cordiali saluti

Luca Lupi
Biografo di Carlo Piaggia
Socio corrispondente della Società Geografica Italiana
 Membro della Accademia delle Scienze di Siena
 http://www.dancalia.it/dancalia/luca-lupi/

 

Carlo Piaggia: nessun passato scomodo, nessuna eredità difficile!

Egregi direttori

vi scrivo questa lettera aperta con alcune considerazioni che spero vogliate pubblicare integralmente, in seguito ad alcuni articoli letti sui vostri quotidiani usciti il 10 e il 13 luglio a firma di Linda Bertelli e di Francesca Leonardi, riguardanti un “passato scomodo”, “realizzazioni del fascismo” e una “eredità difficile” di alcune opere dedicate a personaggi lucchesi.

Tra questi monumenti è stato inserito anche quello dedicato a Carlo Piaggia sito sotto le logge del Palazzo Pretorio in piazza San Michele. Questo ingiusto e indegno accostamento dell’esploratore lucchese ad un passato scomodo e una conseguente eredità difficile mi tocca di persona e per dare a Cesare quel che è di Cesare mi impone di precisare nettamente chi fosse il personaggio Carlo Piaggia per riportare una verità storica altrimenti travisata. Evidentemente non si conosce il personaggio e la storia del suo monumento. Dal 2013 mi occupo di ricerche storiche e geografiche su Piaggia in collaborazione con l’Istituto Storico Lucchese, il comune di Capannori e la Società Geografica Italiana. Dal gruppo di studiosi, che mi onoro di aver coordinato, è stato eseguito un lavoro di ricerca storica eccezionale mai realizzato prima teso a far conoscere la figura meritoria di Carlo Piaggia culminato con: una imponente monografia (2040 pagine) finanziata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e pubblicata nel 2017, una pubblicazione divulgativa più agile finanziata dalla Fondazione Banca del Monte di Lucca (2022), inaugurazione di una statua nel comune di Capannori a settembre 2022 e una recente spedizione che nel febbraio-marzo 2023 ha individuato in Sudan la tomba dell’esploratore.

L’umile Carlo Piaggia è stato un grande esploratore italiano nel continente Africano ma quello che lo eleva al di sopra dei suoi antagonisti dell’epoca fu il suo lato umano nei confronti delle popolazioni locali, nei confronti della natura in genere e anche degli animali che cacciava.  Quasi un caso isolato, completamente controcorrente, rifiutò il concetto chiave del colonialismo e tutti i pilastri culturali del tempo che lo giustificavano. Le faticose pagine dei suoi racconti non cessano mai di sorprendere per la continua e coerente non-violenza con la quale tratta sempre gli indigeni, inorridito e scandalizzato dalla ferocia degli schiavisti arabi. Piaggia non ebbe paura di dire quello che pensava e quindi diventa testimone e ha il coraggio di raccontare e denunciare pubblicamente tutte le ingiustizie e atrocità viste e racconta esattamente cosa ha visto. Piaggia, nelle sue memorie e, addirittura in documenti ufficiali, non ebbe mai paura a raccontare e condannare duramente le violenze, i soprusi e crimini commessi anche dagli uomini bianchi europei, esploratori, funzionari, coloniali, commercianti etc. In altre parole, è da sempre considerato da tutti i ricercatori ed esperti della materia il più moderno di tutti gli esploratori-etnografi del suo tempo, anticipatore di problemi attuali e interprete dei rapporti fra la civiltà europea e quella africana.

Nei suoi scritti emerge chiaramente la capacità di capire e comprendere la vera natura umana delle popolazioni con le quali riuscirà ad entrare in sintonia grazie ad un approccio delicato e generoso, emerge la sua curiosità di sapere e la paziente ricerca di comprensione reciproca lo porterà ad essere un vero antesignano della moderna antropologia che si svilupperà proprio a partire dalla metà del secolo ottocento e che vedrà come maggior esponente italiano Paolo Mantegazza.  In seguito alla sua morte, avvenuta in Sudan nel 1882, i lucchesi intesero onorarlo e con una sottoscrizione pubblica fecero realizzare dallo scultore Augusto Passaglia un busto con lapide inaugurando il monumento il 20 settembre 1896, praticamente un quarto di secolo prima dell’avvento del fascismo in Italia. In conclusione, di questa sintetica disamina affermo, senza alcun timore di smentita, che Piaggia è un personaggio del quale non ci si può e non ci si deve mai vergognare; Il suo passato fu limpido, meritorio, coraggioso! Non si capisce per quali motivi le autrici dei sopracitati articoli lo abbiano inserito nel percorso di trekking urbano dove andare ad osservare e criticare l’operato dei personaggi individuati come forieri di un passato scomodo e di una eredità difficile. Invito a leggere il frutto delle nostre decennali ricerche, che metterò volentieri a disposizione, per argomentare correttamente sulla figura di Carlo Piaggia, evitando accostamenti impropri ed ingiusti come invece è stato fatto!! 

Luca Lupi
Biografo di Carlo Piaggia
Socio corrispondente della Società Geografica Italiana
 Membro della Accademia delle Scienze di Siena
 http://www.dancalia.it/dancalia/luca-lupi/

 

Dopo questa richiesta i giornali in questione hanno pubblicato parzialmente ma correttamente l’articolo di Lupi riportando alla conoscenza pubblica la verità delle cose!!

“Carlo Piaggia: nessun passato scomodo, nessuna eredità difficile!” (La Gazzetta di Lucca 13 luglio 2023)

Il biografo di Carlo Piaggia: “Non può essere definito un personaggio scomodo”

Lettera aperta di Luca Lupi dopo l’inserimento della targa all’esploratore nel percorso di trekking urbano sul ‘patrimonio difficile’ (Lucca in Diretta 13 luglio 2023)

Lupi risponde: “Eredità difficile? Carlo Piaggia non ne fa parte” (La Nazione 16 luglio 2023)

Lupi smentisce: “Carlo Piaggia non è coinvolto nell’eredità difficile” (venti4ore.com 16 luglio 2023)

 

Agli articoli di Lupi nessuno dei soggetti protagonisti di questa vicenda ha ritenuto di rispondere e l’invito di mettere a disposizione il materiale di studio è caduto nel vuoto.

———————————————————————————————————-

Solo poche righe per far bene capire il lettore di

quanto queste accuse siano false e indegne.

LATO UMANO

Il principale fattore di differenza che lo eleva nell’olimpo dei più grandi esploratori di sempre, non sono le sue pur rilevantissime scoperte geografiche e scientifiche ma il suo lato umano nei confronti delle popolazioni locali, nei confronti della natura in genere e anche degli animali che cacciava.

Un isolato caso particolare, eccezionale, che richiede studio e comprensione a parte. Uno dei pochi esploratori europei che si presenta sempre, nel suo agire, prima come uomo e poi come rappresentante della razza bianca e che privo di qualsiasi reale obiettivo che non fosse il proprio, profondo, tormentoso problema esistenziale, diviene esploratore e scienziato per vocazione, temperamento e per fede.

Il suo atteggiamento nei confronti delle popolazioni indigene è diametralmente l’opposto di quanto usualmente operato dagli altri esploratori europei che si avventurano sul grande fiume Nilo scendendo verso sud verso le regioni sconosciute.

È l’atteggiamento di una persona pratica e semplice e con una coerenza morale senza eguali in un contesto storico dove emergono “pensieri” chiaramente legati alle concezioni etnografiche del XIX secolo: cioè il mito della missione civilizzatrice dell’Occidente con la quale l’europeo ha il dovere di << spandere la luce della civiltà ove già non esistevano che le tenebre della schiavitù, dell’ignoranza e della superstizione >>. Conseguenza di queste teorie furono il mito fondamentale della superiorità occidentale e inevitabilmente il pensiero di quasi tutti gli esploratori nei confronti degli indigeni africani, rifletteva quindi lo spirito dei tempi e traspare in ogni riferimento loro facessero sui “negri” di quelle regioni.

Piaggia invece è completamente controcorrente. Esprime spesso tutto il suo disappunto per la missione civilizzatrice e per i “portatori di civiltà” e il mito del progresso forzato. Precursore dei tempi e del pensiero democratici, in pratica rifiutò il concetto chiave del colonialismo e tutti i pilastri culturali del tempo che lo giustificavano.

Piaggia nella sua semplicità non disprezzò mai l’africano in quanto “selvaggio” come invece ad esempio mostrarono di pensare la maggior parte di esploratori anglosassoni, francesi, tedeschi e anche italiani (Burton e Speke, Scheweinfurth, Junker, Miani e Gessi solo per citare alcuni di quelli con cui ebbe più a che fare in queste aree).

Anzi anche nella scelta delle parole per descrivere queste genti africane, ad esempio scrivendo al cugino Domenico, aborrirà il termine “selvaggi” in favore di “così primitivi popoli”  o “uomini allo stato naturale”, utilizzando perciò una terminologia che appaghi il suo senso di giustizia ed equità delle diversità umane, evidenziando così la sua grandezza d’animo, incommensurabilmente superiore a tutti gli altri esploratori contemporanei.

Egli non giudica, non cerca di mutare abitudini e credenze; si adegua ai costumi delle popolazioni che incontra, e cerca di comprenderle dal di dentro, sperimentando personalmente usi ed abitudini, talora bizzarri, spesso feroci, ma che hanno sempre una motivazione esistenziale alle loro origini.

Nei suoi scritti affermerà più volte concetti come questi chiarissimi espressi nel periodo del suo terzo viaggio

<< Chi sono i selvaggi che voi dite sotto questo nome selvaggio. Risposta, selvaggi comprende tutti gl’animali che vivono in selve o boschi in stato naturale e compreso luomo >>

 << luomo domestico è di pericolo alla vista del selvaggio, già che vorrebbe comandarli a prima vista con severità e con forza d’armi di distruzione >>

 << Il selvaggio non differisce in niente al di là della razza umana; il selvaggio cresce in selve come in case l’uomo domestico >>

 E per certi versi lo considera migliore dell’uomo occidentale privo di tutte quelle falsità che caratterizzano le moderne società << … non conosce ambizioni di solta né bugie né inganni col suo simile… >>  .

CORAGGIO DI DENUNCIARE

Le faticose pagine dei suoi racconti non cessano mai di sorprenderei per la continua e coerente non violenza con la quale tratta sempre gli indigeni, inorridito e scandalizzato dalla ferocia degli schiavisti arabi (da lui chiamati Turchi), dalla ributtante spietatezza degli europei mercanti di schiavi. Piaggia non ha paura di dire quello che pensa e quindi diventa testimone e ha il coraggio di raccontare e denunciare pubblicamente tutte le ingiustizie e atrocità viste e racconta esattamente cosa ha visto.

Come ad esempio nelle Memorie del primo viaggio condannò chiaramente senza giri di parole il francese Alphonse de Malzach:

<<In questo viaggio mi potei avvedere che non più si trattava di cormercio d’avorio, ma d’assasinio e di tratta di schiavi.

<< Frattanto gl’indigeni di quei dintorni erano molto irritati delle ruberie e delle uccisioni praticate contro essi dai soldati di De Malzach.

E qui mio malgrado, sono costretto a narrare infamie e turpitudini che non dovrebbero giammai esser commesse da alcuno, e tanto meno da coloro che nascendo in paesi civilizzati si danno a scorrere regioni popolate da uomini allo stato naturale, i quali non sono altrimenti animali irragionevoli com’essi li considerano col trattarli cos. barbaramente, ma sono uomini essi pure dotati d’intelligenza e che differiscono da noi pel colore della pelle e pei loro usi e costumi, che mantengono per non essere ancora stati illuminati dai raggi della civiltà.

Non è difficile credere  ai suoi racconti quando afferma di aver più volte rischiato la vita per mano dei suoi stessi compagni, che non sopportano il suo atteggiamento egualitario, la sua continua intolleranza verso le crudeltà e le ingiustizie, invidiando, nel contempo, la sua capacità di rendersi facilmente ben accetto anche alle popolazioni più selvagge e pericolose Anzi quando gli fu possibile Piaggia, pur rischiando, si eresse a difensore dei locali mostrando la bandiera italiana, e anche approfittò delle occasioni per liberare qualche schiavo

Questa “moderna” sensibilità e approccio delicato verso gli africani, sicuramente derivato dalla sua modestissima condizione di partenza e dalla sua genuina toscanità,  lo portò a pensare e comportarsi in modo molto differente dagli altri esploratori dell’epoca.

Piaggia non trasse mai vantaggio dalla sua maggiore superiorità tecnologica (ad esempio delle sue armi da fuoco) per impressionare gli africani (come ad esempio fece Giovanni Miani e molti altri esploratori)  e non si aprì mai la strada con la forza ( come ad esempio fecero spesso Samuel White Baker e Henry Morton Stanley o l’italiano Vittorio Bottego e altri).

Piaggia non pensò mai di “educare” i “selvaggi “come pretendeva invece la maggior parte degli altri esploratori e missionari a partire da Livigstone con la “missione civilizzatrice” in Africa. E non pensò neppure che dopo la sconfitta dello schiavismo fosse così utile aumentare la penetrazione europea nel continente e imporre una civiltà industriale come la nostra, come invece auspicava ad esempio Romolo Gessi.

Piaggia, nelle sue memorie e addirittura in documenti ufficiali, non avrà paura a raccontare e condannare duramente le violenze, i soprusi e crimini commessi anche dagli uomini bianchi europei, esploratori funzionari coloniali, commercianti etc…

Infine nei suoi testi, soprattutto quelli relativi al ultimo periodo delle sue esplorazioni, forte della più che ventennale esperienza sul campo, si lancerà in valutazioni antropologiche sulla ferocità attuale delle popolazioni come causata solo come reazione ai crimini, atrocità ingiustizie e sofferenze inflitte dagli arabi mussulmani e dagli europei.

“Per liquidare i popoli” diceva Hübl, “si comincia col privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di una nuova cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E il mondo intorno a lui lo dimentica ancora più in fretta.”

Milan Kundera

[Il libro del riso e dell’oblio]

Condividi

I commenti sono chiusi.